Nel mese di Maggio 1993, l'Assemblea Legislativa dello Stato di Bahia tenne una speciale commemorazione del 10º anniversario della fondazione della Commissione di Giustizia e Pace dell'Arcidiocesi di Salvador. Paolo, che ne fu l'iniziatore e il responsabile, rispose con queste parole al discorso pronunciato dall'on. Nelson Pellegrino.

 

Onorevoli Signori,

Prima di tutto desidero ringraziare il deputato Nelson Pellegrino per la sua segnalazione e gli altri deputati per il consenso a concedermi questa distinzione. La ricevo anche a nome dei compagni della Commissione di Giustizia e Pace, dato che voi avete voluto rendere omaggio a coloro che, durante questi dieci anni, militando nella Commissione, hanno lottato in difesa dei Diritti Umani, a fianco di tutti quelli che la nostra società emargina.

In questo momento desidero ricordare Dom Avelar che fu l'ideatore della nostra Commissione e Dom Lucas Moreira Neves, che è il nostro Presidente.

Durante questi anni, noi della Commissione "Giustizia e Pace" abbiamo cercato di stare a lato di quelli che non hanno voce, di quelli che nella città sono obbligati a sopravvivere in baracche, in insediamenti illegali, senza sicurezza e nella fame, di quelli che nella campagna continuano a lottare per conquistare la terra, minacciati da assaltatori che molte volte sono appoggiati dalla polizia e dal potere giudiziario, dei lavoratori della canna da zucchero, veri schiavi del secolo XX.

Vedo in questo riconoscimento un modo che questa Camera trova per rettificare momenti della sua storia quando essa non seppe appoggiarci nella difesa dei Diritti dei lavoratori rurali, delle vittime dell'ingiustizia: non dimostrò di essere la Casa del popolo.

Naturalmente, mentre faccio questa affermazione voglio sottolineare l'atteggiamento costruttivo di difesa dei diritti umani di una minoranza di deputati, atteggiamento che merita il nostro riconoscimento e la nostra gratitudine.

Dichiaro questo stimolato dalle parole del Profeta Isaia, che diceva: "Guai a coloro che chiamano male il bene e bene il male, cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, rendono dolce l'amaro e amaro il dolce... Guai a quelli che si lasciano corrompere per assolvere il colpevole e per far condannare l'innocente" (Is 5, 20.23).

Dichiaro questo basandomi nei vari interventi fatti dalla Commissione "Giustizia e Pace", che però non trovarono in questa Camera una risposta e un atteggiamento efficace.

Per fare un esempio, ricordo la verifica dei crimini commessi nella Fattoria Sipa, nel comune di Lauro de Freitas, nel 1991, da Nelson Taboada e dal suo 'capataz' Valdemar Silva. In questo caso, l'Assemblea Legislativa non utilizzò i poteri costituzionali di cui dispone per obbligarli almeno a comparire per deporre di fronte alla Commissione d'Inchiesta che investigava sulle violenze commesse contro gli occupanti di quell'area.

L'inoperosità di questo potere in relazione agli interessi dei lavoratori rurali apparve evidente nei diversi casi di violenza che hanno coinvolto le fattorie Engenho Novo (Simões Filho), Telha (Lauro de Freitas) e Petecaba (Candeias). Questa passività, però, non è privilegio del Legislativo. Nel caso della fattoria Petecaba è la Soprintendenza per lo Sviluppo dell'Industria e Commercio, una agenzia statale, quella che perseguita gli occupanti installati in lotti di terreno demarcati dallo stesso Interba, anch'esso organismo governativo. I danni lì comprendono la distruzione di baracche e di campi coltivati, minacce di morte e imprigionamenti illegali.

Vedo questo riconoscimento come un impegno dei deputati per correggere questa mancanza, dando più importanza alle giuste rivendicazioni della gente.

Siamo in un periodo turbolento della nostra storia, di scoraggiamento, di mancanza di fiducia nelle istituzioni, soprattutto nei politici. Il numero dei voti nulli nelle elezioni dimostra in modo molto chiaro la sfiducia della gente in quello che voi state facendo. Purtroppo il denaro speso da molti nella propaganda dimostra che il voto continua ad essere un giogo obbligatorio.

Quello che vogliamo, che desideriamo è che questa situazione sia cambiata. Desideriamo che questa Camera ricuperi la sua dignità e la sua credibilità. Per questo è necessario che voi, che siete i rappresentanti del popolo, siate veramente servi del popolo, dato che voi siete pagati, e pagati molto bene, col denaro del popolo.

Tutti noi che siamo qui non vogliamo che siano ripetute le parole di Isaia, che verso il 700 a. C. alzava, in nome di Dio, una voce di denuncia: "Guai a voi che fate leggi ingiuste per opprimere il mio popolo. Così negate la giustizia ai poveri e li private dei loro diritti; sottraete alle vedove e agli orfani i loro beni" (Is 10, 1-2).

Vogliamo che la nostra voce sia, allo stesso tempo, critica all'ingiustizia, ma anche una voce che animi la speranza, secondo Isaia 65, 17-23: "Io sto per creare un nuovo cielo e una nuova terra. Non si ricorderà più il passato, non ci si penserà più. Gioite ed esultate per quel che creerò: una Gerusalemme entusiasta e un popolo pieno di gioia. Mi rallegrerò per Gerusalemme e gioirò per il mio popolo. Non si sentiranno più in essa pianti o grida di dolore. Non morranno più neonati e gli adulti avranno una lunga vecchiaia. Morirà giovane chi morirà a cent'anni. Se uno non arriverà a cent'anni vorrà dire che io l'ho punito. La mia gente costruirà case e le abiterà, pianterà vigne e ne mangerà l'uva. Non costruiranno più case perché un altro vi abiti, non pianteranno più vigne perché un altro ne mangi l'uva. Il mio popolo vivrà a lungo come un albero secolare. I miei fedeli si godranno il frutto del loro lavoro. Tutto quel che faranno riuscirà bene, non metteranno al mondo figli per poi vederli morire. Saranno un popolo benedetto dal Signore, essi e i loro figli".

È per questo che vogliamo lavorare, lottare. E davanti a voi vogliamo riaffermare l'impegno e rinnovare le richieste che già abbiano fatto perché questa Casa sia davvero la casa del popolo e voi gli amici, i servitori del popolo.