Biografia di don Paolo

Paolo Maria Tonucci nacque a Fano il 4 maggio 1939, da Bruno e Amelia Muratori. Fu il loro primo figlio, seguito poi da Francesco, Giovanni e Marco. Subito dopo il matrimonio, Bruno e Amelia si erano alloggiati in un piccolissimo appartamento in Via Flaminia, 7. Vi rimasero fino al 1952, quando si trasferirono in un appartamento delle case popolari del “Piano Fanfani”, in Via della Libertà, 10.

 

Durante la seconda guerra mondiale, al passaggio del fronte, quando, nel 1944, la città fu abbandonata, la famiglia si trasferì a San Liberio, sotto Montemaggiore al Metauro, ospite dei Signori Vichi, mentre Bruno restava a Fano, a lavorare come infermiere nel Seminario Regionale. Quando poi gli sfollati rientrarono in città, negli ultimi mesi della guerra, Paolo, pur avendo solo cinque anni di età, insieme con altri bambini, frequentò privatamente la prima elementare, sotto la guida della maestra Elvira Ascani. Con l’avvento della pace, la situazione si normalizzò, le scuole furono riaperte, ed egli entrò direttamente in seconda, guadagnando un anno di scuola.

 

Fin da piccolo, Paolo aveva manifestato il desiderio di diventare sacerdote. Tra i suoi giochi preferiti, c’era quello di “dire messa”, adoperando strofinacci da cucina come paramenti. I fratelli lo seguivano, sia pure talvolta malvolentieri, dato che egli chiedeva da loro molta serietà nel compimento delle rispettive funzioni. Con tutta la famiglia, frequentava allora la parrocchia del Duomo, dove la sua crescita spirituale fu guidata dal giovane parroco, don Costanzo Micci, e dalla delegata del Fanciulli di Azione Cattolica, la Signora Anna Castellani. A undici anni, terminata la prima media, entrò nel Seminario Diocesano di Fano, forzando per questo la volontà dei genitori, che avrebbero preferito che aspettasse ancora qualche anno. Dal Seminario Minore, dopo il Ginnasio, passò al Seminario Regionale, dove frequentò i tre anni del Liceo Classico, l’anno di Filosofia e i quattro anni di Teologia. Terminati gli studi fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Fano il 29 giugno 1962, dal suo antico parroco, Mons. Costanzo Micci, che era allora vescovo di Larino.

 

Per tre anni fu vice parroco della parrocchia della Cattedrale, dove fu collaboratore di don Stefano Mariotti. Seguì i settori giovanili dell’Azione Cattolica, animò spiritualmente gruppi sportivi e stabilì con molte persone un’amicizia profonda che continuò per tutta la vita.

 

Nel desiderio di servire i più bisognosi, ottenne dal vescovo di Fano, Mons. Vincenzo del Signore, il permesso di partire come missionario per l’America Latina. Fu destinato al Brasile, nella diocesi di São Salvador de Bahia e, dopo un periodo di preparazione presso il CEIAL di Verona, lasciò l’Italia dal porto di Genova, il 19 ottobre 1965. Dopo un periodo di inserimento e di studio della lingua portoghese, fu destinato alla parrocchia di Nossa Senhora de Guadalupe, nella città di Salvador. Ci lavorò per quindici anni, insieme con don Renzo Rossi, con il quale era arrivato in Brasile, e poi anche con don Sergio Merlini e con altri sacerdoti, per lo più provenienti dall’arcidiocesi di Firenze. Nella distribuzione delle responsabilità, Paolo si dedicò soprattutto al quartiere di Fazenda Grande, dove stabilì la propria residenza, in una stanza dietro la cappella. A Fazenda Grande fu raggiunto da Delia Boninsegna, laica volontaria di Bolzano, che lo accompagnò per tutta la sua esperienza brasiliana a Camaçari e lo assistette quindi a Fano fino alla morte.

 

A Fazenda Grande istituì la scuola professionale “Primero de mayo”, per la formazione di giovani tecnici e l’alfabetizzazione degli adulti. Fu fra i fondatori e quindi il responsabile della Commissione Arcidiocesana “Giustizia e Pace”, per lo studio delle situazioni di ingiustizia e la difesa dei diritti umani.

 

Nel 1981 lasciò la città di Salvador, si trasferì a quaranta chilometri di distanza nella cittadina di Camaçari, divenendone parroco. La città, in passato luogo di villeggiatura per le famiglie facoltose di Salvador, era diventata un importante centro industriale, con la creazione nella zona di un enorme complesso di trasformazione di prodotti petroliferi. Attirando immigranti dalle zone del Nord-Est del Brasile, che vi confluivano in cerca di lavoro, era cresciuta a dismisura ed era passata in breve dagli originali quindicimila abitanti a oltre centomila.

 

Nel desiderio di identificarsi ancora di più con la gente con la quale lavorava, per due volte Paolo chiese la cittadinanza brasiliana, prima durante la dittatura militare e poi in tempo di democrazia. Ambedue le volte la sua richiesta fu respinta “per indegnità”, in quanto negli archivi della polizia erano ricordati, come fattori negativi, i suoi interventi in difesa dei senzatetto, proditoriamente espulsi dalle loro baracche proprio dalle forze dell’ordine.

 

Il 19 ottobre 1992 il Comune di Fano gli assegnò il premio “Fortuna d’oro”, con la seguente motivazione: “Al missionario Paolo Maria Tonucci, per la sua attività umanitaria e spirituale a favore delle popolazioni povere del lontano Brasile e per aver saputo coraggiosamente lottare contro gli ostacoli e le incomprensioni di una dittatura militare. Lontano dalla sua terra natale ha saputo conservare il vivo ricordo e gli affetti familiari dei tanti suoi amici e coetanei e della propria amata città”.

 

Nel mese di agosto 1993 gli fu diagnosticato un tumore al cervello. Tornato in Italia fu sottoposto alle terapie necessarie presso l’Ospedale civile di Fano dove fu assistito con particolare attenzione dai suoi amici medici Roberto Ansuini, Giulio Gradoni e Stefano Lombardini. Tornò in Brasile nella primavera del 1994 e vi restò fin dopo Pasqua. Dovette rientrare urgentemente in Italia, per il rapido sviluppo di un secondo tumore.

 

Dopo una lunga degenza nell’Ospedale San Orsola di Bologna, fu trasferito a Fano, dove morì alle ore 7 e 55 di domenica 9 ottobre 1994. Lo assistevano i fratelli Francesco e Marco, la zia Paolina, Delia Boninsegna, Roberto e Marzia Ansuini, e il Vescovo di Fano, Mons. Mario Cecchini, presente insieme con don Giovanni Frausini. La Messa esequiale, celebrata nella Cattedrale l’11 ottobre seguente, fu presieduta dal fratello Giovanni e concelebrata dal Vescovo di Fano, dal suo antico compagno di seminario, Mons. Antonio Maria Vegliò, ex Nunzio Apostolico in Senegal e allora Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali in Vaticano, e da un grande numero di sacerdoti. Fu sepolto a Fano, nel cimitero dell’Ulivo.